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Diario di un viaggio a Sarajevo

Autore del diario Patrizio

“Una città che è un racconto di storia vivente. Siamo arrivati a Sarajevo in un pomeriggio di sole, accolti da un panorama di montagne che sembravano abbracciare la città. Appena sistemati nel nostro hotel , ci siamo immersi subito nell’atmosfera vivace del bazar. Le strade lastricate erano animate dai venditori, dal profumo del caffè e dai colori delle stoffe e dei manufatti. Seduti a un tavolino, abbiamo assaggiato i čevapi, serviti con il morbido pane somun: un gusto semplice e autentico buonissimo. Passeggiando fino al Ponte Latino, ci siamo fermati a riflettere sulla storia che si è intrecciata proprio lì, dove un tempo un evento drammatico cambiò il corso del mondo.

Abbiamo esplorato anche il lato più profondo e complesso di Sarajevo. Al Museo del Tunnel della Speranza, ci siamo trovati in uno spazio angusto che racconta di coraggio e resilienza. Immaginare le persone che l’hanno attraversato durante l’assedio mi ha emozionato profondamente. Passeggiando per la città, ci siamo soffermati a osservare le “rose di Sarajevo”, quei segni lasciati dalle granate, trasformati oggi in simboli di memoria. La guida ci ha poi portati alla Biblioteca Nazionale, la Vijećnica, un edificio imponente e bellissimo, ricostruito con cura dopo essere stato distrutto.

Abbiamo dedicato del tempo anche alla spiritualità e alla bellezza architettonica della città. La moschea Gazi Husrev-beg ci ha accolti con il suo silenzio sereno e le sue decorazioni eleganti, un luogo dove il tempo sembra fermo. Le colline che circondano Sarajevo ci hanno regalato una vista mozzafiato, e dall’alto abbiamo compreso meglio come questa città sia un mosaico di culture e storie intrecciate. Nel pomeriggio, ci siamo concessi una passeggiata lungo Ferhadija, la via dello shopping, fermandoci a sorseggiare un caffè in uno dei suoi eleganti bar.

L’ultimo giorno abbiamo scelto di vivere Sarajevo senza fretta. Ogni angolo della città sembrava raccontare una storia: un mercato affollato, un anziano che beve il caffè all’aperto, una coppia che cammina mano nella mano. Prima di partire, siamo saliti sulla collina di Trebević per un’ultima vista panoramica. Con il cuore pieno di emozioni e la promessa di tornare, abbiamo lasciato Sarajevo, consapevoli che non è solo un luogo, ma un’esperienza che ci accompagnerà per sempre”

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